ZANNA BIANCA
Nelle immensità delle terre selvagge due uomini, Henry e Bill, stanno attraversando la foresta con la loro muta di cani; viaggiano a velocità sostenuta, viaggiano per raggiungere la civiltà. Ma la natura è ostile tra i ghiacci del nord e i lupi affamati. Solo Henry riuscirà a salvarsi mentre Bill e i cani verranno decimati dal branco. Per la lupa dal pelo fulvo quegli uomini rappresentano la sopravvivenza, per lei e per il suo compagno il Guercio, ma soprattutto per i cuccioli che porta in grembo. Di questi soltanto uno sopravvivrà alla rigidità dell'inverno, un lupacchiotto dal pelo color argento, un lupacchiotto vivace e forte. Ma ben presto il piccolo conoscerà la dura legge dell'uomo. Kiche, la madre, è in realtà un cane inselvatichito, fuggita da un campo indiano a seguito di una carestia e, inevitabilmente, all'uomo torna a sottomettersi. Quando Castoro Grigio e i suoi compagni incontrano lei e il cucciolo, per Zanna Bianca, così viene ribattezzato il lupacchiotto, giunge il tempo di inginocchiarsi dinanzi al dio-uomo. E così il lettore segue le sue avventure nel campo indiano, la sua lotta interiore, la sua nostalgia insopprimibile della natura libera e selvaggia. Un muro si erge tra il lupo e gli dei-uomini, un muro che lo allontana anche dagli altri cani che fiutano in lui il Wild, il selvaggio. Zanna Bianca assaggerà la violenza, la brutalità, che culminerà nell'incontro con Beauty Smith, individuo senza scupoli che per divertimento e per denaro lo costringerà a lottare con gli altri cani all'ultimo sangue, per la sopravvivenza. Sarà l'amore di Weedon Scott a salvarlo, l'amicizia di un uomo buono e intelligente che gli donerà il tepore di una carezza. Il padrone per amore cui Zanna Bianca giurerà fedeltà, per cui piegherà la sua natura indomita, abbandonando la ferocia e la forza bruta per la mitezza e la lealtà.
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